Capiamoci, questa settimana ha fatto caldo. Anche molto caldo per gli standard di queste parti, tanto che qualche indigeno ha dichiarato con sofferenza di non riuscire a dormire bene la notte e che, insomma, era meglio che il clima rinfrescasse un po’.
A me veniva un po’ da ridere, pensando che, comunque, anche quando va male, qui la temperatura notturna scende sempre parecchio, si alza l’arietta serale dai monti e, se proprio, tieni aperta la finestra e sogni d’oro. Mica come quegli incubi della pianura padana degli ultimi anni, rispetto ai quali a Singapore, a confronto, il clima è quasi secco.
Sia chiaro che, causa vecchiaia incombente, qualche picco di pressione al ribasso in qualche momento l’ho avuto pure io, ma bastava un po’ d’ombra, un alberello e qualche sorso d’acqua in più.
In questi giorni ho scoperto una strana vocazione mediterranea di questa città, colori e profumi al limite della macchia mediterranea, sempre che non fossero allucinazioni da caldo
Il cielo era meraviglioso, soprattutto di sera, al tramonto, e i profumi della vegetazione resi più intensi dalla temperatura. Sognavo il mare, confesso, ma come temporaneo palliativo Zurigo non si è dimostrato affatto male. Tra un paio d’ore mi tocca la trasferta, direzione sud, e l’arrivo notturno in una casa probabilmente infuocata e appiccicaticcia, in attesa che “condizioni meteorologiche avverse” riportino la Lombardia ad una normalità pseudo-autunnale.
No, gli svizzeri non si rendono conto.