“Out of order“, oppure, ugualmente, “Kaputt“, potrei avere scritto in questi giorni su un bel cartellino ad ornarmi la fronte. Ho il cervello fuori uso, i neuroni non rispondono ai comandi.
Per esperienza ci sono numerosi fattori che mi producono lo spiacevole risultato: in primis, gli ormoni da cui, ahinoi, faccio una certa fatica a prescindere. Poi la stanchezza, da troppi pensieri e/o da troppe cose da fare, le notti in bianco e il figlio malato. Mi sarei fermata qui con l’elenco, non fosse che, all’improvviso, mi sono ricordata di un post scritto circa un anno fa e sono andata a rileggermelo. D’accordo, la situazione era decisamente diversa: neppure molti mesi dopo un espatrio, un bambino in ospedale in un paese straniero, un intervento chirurgico da poco alle spalle con l’inevitabile stress che ne deriva. Però: c’è il grigio (anche se, ora, decisamente non “il caldo”), il buio, la sensazione di essere un po’ “prigioniera” tra le mura domestiche, il torpore “da bolla sottovuoto”, la voglia istintiva di luce e di sole.
C’è un altro fattore, inevitabile quanto gli ormoni e altrettanto fastidioso: lo chiamo fattore “I”, dove la “I” sta per inverno ed è inutile ricordare che io e lui siamo, purtroppo, parecchio incompatibili. A me si congela pure la materia grigia e, con grande evidenza, non sono geneticamente programmata per queste latitudini. E’ chiaro che ho un discreto problema.